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I Prati stabili

Il prato stabile è un tappeto erboso, spontaneo o seminato, di durata superiore ai cinque anni in cui il prelievo della massa vegetale avviene per sfalcio meccanico. 
La composizione floristica del prato stabile comprende graminacee per circa il 70% e leguminose per il 30%. Tra le graminacce troviamo il loietto perenne (Lolium perenne), l'erba mazzolina (Dactylis  lomerata), le festuche (Festuca spp.), il fleolo (Phleum pratense), la coda di volpe (Alopecurus pratensis) e l'erba fienarola (Poa pratensis). Tra le leguminose ci sono soprattutto trifoglio bianco (Trifolium repens) e trifoglio violetto (Trifolium pratense).

Sui prati stabili non viene effettuato alcun trattamento chimico, né diserbante né antiparassitario.
Un aspetto fondamentale del sistema agricolo dei prati stabili è dato dall’assenza di lavorazioni del terreno e quindi la sostanza organica del terreno tende ad accumularsi e a non essere ossidata.
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Il prato stabile è un vero e proprio ecosistema che consente un alto livello di biodiversità. I prati stabili, specialmente nel panorama agricolo della pianura padana, rivestono un importante ruolo di hot spots di biodiversità floristica che si lega indissolubilmente all’intero ecosistema. Il prato, per esempio, fornisce cibo e rifugio per micromammiferidi di diverse specie e questi, a loro volta, forniscono nutrimento per numerose specie di rapaci diurni e notturni.

Molti prati della Valle del Mincio superano la decina d’anni di vita, alcuni hanno più di 150 anni.  In questa zona i prati vengono sfalciati mediamente 5 volte nell’arco dell’anno con la produzione di un ottimo fieno che viene utilizzato per l’alimentazione delle vacche da latte.
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